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Mosche volanti

I «Perseguitati» dalle mosche volanti hanno finalmente un'ancora di salvezza. Se busseranno alla porta del centro oculistico San Paolo dell'ospedale Sant'Antonio non verranno liquidati con il solito «mi spiace, non c'è cura».

Il direttore del centro, Alessandro Galan, ha attivato un laboratorio ed avviato una ricerca per studiare a fondo una patologia che per gli addetti ai lavori rappresenta un rompicapo e per i pazienti una spina nel fianco, la «miodesopsia».

Una malattia subdola che colpisce la vista ed i suoi sintomi sono sottostimati, di forte impatto sociale perché invalidante. Non c'è terapia: l'unica via d'uscita è rappresentata dai ferri del chirurgo. La vista d'un tratto perde nitidezza per la presenza o il transito di opacità lungo l'asse visivo. L'occhio vede macchie o puntini, neri o colorati. Ecco, le mosche «all'attacco».

I più esposti alla malattia sono i miopi, oltre a quanti sono stati colpiti da traumi o da malattie particolari all'occhio. Un paziente su dieci che si rivolge all'oculista lamenta questo tipo di disturbo.

Quando la «mosca volante» entra in scena la lettura diventa difficile, la guida insicura, l'utilizzo del videoterminale quasi impossibile. La vita sociale cambia, il malato tende a chiudersi tra le mura di casa.

Galan ha deciso di prendere di petto questa malattia con la creazione di uno specifico laboratorio per le miodesopsie, con uno staff medico ed ortottico dedicato ed attraverso un approfondimento conoscitivo, comprendente sia uno studio dei tempi necessari alla ripresa di una più nitida visione dopo la comparsa del disturbo, sia uno studio psicologico relativo alle influenze comportamentali causate dalle «mosche volanti».

Si tratta della prima ricerca nazionale che vedrà la partecipazione di Sabrina Cipolletta della facoltà di Psicologia dell'Università di Padova e la collaborazione, per l'elaborazione dei dati, di Luigi Salmaso, dell'istituto di Statistica d'ateneo. Saranno coinvolti nella ricerca mille pazienti nell'arco di sei mesi: verranno sottoposti ad un test per valutare sintomi e risvolti psicologici della patologia. L'iniziativa verrà comunicata a tutti gli oculisti del Triveneto per costituire un centro di riferimento ove far convergere tutti i pazienti affetti da miodesopsie ed in un secondo tempo verranno promossi ed attivati altri laboratori negli ospedali aderenti a questo importante progetto.

[Da un'intervista al dr. Galan di Fabiana Pesci, Mattino di Padova]

 
 

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